Giuliano Gianni
Caro Giuliano
In queste ore piene di
tristezza, come a contrastarle,
scorrono nella mia mente i
ricordi più belli e lieti dei
momenti passati assieme. Trenta
anni passati insieme in mare,
dal recupero delle reti ai primi
esperimenti di allevamento in
mare; già da allora ti eri messo
alla ricerca di una alternativa
alla pesca. Solo domenica
scorsa, la tua voglia di passare
assieme una giornata in mare, io
te e Alfredo, ci aveva regalato
l’opportunità di fare una
immersione sulle nostre tegnue,
la voglia di godersi una
immersione da una delle boe del
Parco delle Tegnue come un
qualsiasi turista, aveva vinto e
ci eravamo concessi una giornata
tutta per noi; solo ora capisco
che il destino ci aveva offerto
un addio.
Credo che il Parco delle
“Tegnue” lo sentissi anche tuo!
Con i tuoi fratelli sei stato
tra i primi a sentirmi sognare e
lottare. Dobbiamo anche a te e
ai tuoi fratelli, alla vostra
generosità, alla vostra
competenza, se il sogno di avere
un Parco a Chioggia si è
realizzato. Avevamo bisogno
della tua grande esperienza per
realizzare un’opera così
ambiziosa! Con grande slancio
hai messo a disposizione per noi
tutte le tue conoscenze non
ponendo ostacolo alcuno; anche
nei momenti più difficili non
mancava a incoraggiarci la tua
forza, pazienza e costanza.
Insieme, voi fratelli avete dato
sempre a me, alla mia
famiglia, alla città tutta un
esempio di quanto possa
l’armonia, lo stare uniti, il
fare squadra.
Ricordo il drammatico naufragio
della “Sovrana”! Il tuo
ottimismo e la visone sempre
protesa al futuro…….è stata di
incoraggiamento per i tuoi e un
insegnamento per tutti.
Noi tutti dell’Associazione
“Tegnue di Chioggia” ti dobbiamo
molto, anzi tantissimo e non
solo noi, ma tutta la città di
Chioggia ti deve essere grata
per l’esempio che hai saputo
offrire di vero pescatore, un
uomo che sa vivere sul mare e
che dal mare ha imparato a
lottare.
Ciao Giuliano
Piero Mescalchin
Chioggia, 3 ottobre 2006
Luigi Todesco
Negli anni settanta pochi erano
i subacquei e credo nessuno a
Chioggia avesse il brevetto di
sommozzatore, nella mia città
invece il “Club Sommozzatori
Padova” già brevettava sub, ma
pochi frequentavano l’Adriatico
e le Tegnue, La poca conoscenza
del fondale e i mezzi di
localizzazione scarsi e molto
costosi, rendevano difficile la
ricerca. Ecco la preziosa
amicizia con i pescatori per la
ricerca delle Tegnue in alto
Adriatico; era ricambiata con
l’opera di recupero delle loro
reti che si incagliavano nel
fondale. Grazie a loro venivo a
conoscenza dei punti più alti
del fondo, gli stessi che io
ricercavo per la bellezza dei
colori che a loro ostacolavano
la pesca a strascico. Disincagliare
gli attrezzi era molto complesso
e richiedeva l'opera di più
subacquei. In una di queste
occasioni, la mattina dell'11
marzo 1990, durante un recupero
perdeva la vita un mio caro
amico: Luigi Todesco. Era uno
dei più esperti e bravi
subacquei di allora ed era nota
a tutti la sua generosità,
quando si trattava di operare in
mare in qualsiasi situazione.
Aveva lavorato in Golfo Persico
sulle piattaforme petrolifere,
aveva partecipato alle prime
campagne di ricerca sulle tegnue
di Chioggia sulla barca del
C.N.R. di Venezia "Umberto
D'Ancona".
Ricordo
che per primo aveva contestato
la pratica della pesca nel
settore subacqueo, anche se a
quel tempo eravamo in pochi ad
immergerci e la zona era
pescosissima. Con me condivideva
l'amore per il mare e
l'entusiasmo per l'attività
subacquea, entrambi avevamo
compreso il grande potenziale di
vita delle Tegnue di Chioggia.
Ricordo di lui una frase che
ripeteva spesso: “Un lavoro non
si può lasciare a metà”. Credo
la sua determinazione e
generosità gli sia costata la
vita. Spesso ora, noi subacquei
padovani siamo visti dai
pescatori come “estranei e
disturbatori”, adesso molti di
loro hanno un brevetto di
sommozzatori e non hanno più
bisogno del nostro aiuto. Non
voglio però che si dimentichi
quando un tempo, oltre che
collaborazione c’era amicizia e
passavamo giornate intere in
mare tutti insieme, condividendo
il loro duro lavoro.
Ho proposto e voluto io, in
qualità di presidente
dell’associazione “Tegnue di
Chioggia”, porre una targa sulla
base di uno dei corpi morti,
appena sommersi, dove con Luigi
mi sono immerso più volte.
Desidero ricordare a tutti, non
solo il sacrificio di un
subacqueo che con generosità ha
messo a repentaglio la sua vita,
ma anche un tempo in cui Padova
e Chioggia insieme amavano
questo mare. Così ancora oggi
come in passato dobbiamo essere
uniti per la sua salvaguardia.
Ciao Luigi
Piero Mescalchin
Chioggia, 31 maggio 2004
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