Sito Ufficiale dell'Associazione "Tegnue di Chioggia" - ONLUS
Storie di relitti
Quintino Sella
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Cacciatorpediniere Quintino Sella
(Testi e
immagini tratti dal video "I segreti
dell'Adriatico" di
Piero Mescalchin)
Il cacciatorpediniere Quintino Sella,
varato nel 1915, durante la seconda guerra
mondiale venne impiegato come nave veloce,
con compiti di esplorazione e scorta a
unità maggiori. Dopo aver compiuto
gloriosamente 116 missioni di guerra, un
tragico destino lo fece affondare a 12
miglia dalla costa colpito da una
motosilurante tedesca l'11 Settembre 1943.
Il Quintino Sella, dotato di macchine a
turbine era un gioiello dell'ingegneria
navale italiana, riuscendo a raggiungere
l'incredibile velocità di 35 nodi. Il
caccia era favorito dalle ridotte
dimensioni: lungo 85 metri, era largo
solamente 8 metri e mezzo e pesava 1480
tonnellate.
Preparandoci all'immersione, i nostri
pensieri vanno all'affondamento della
nave. Alla notizia dell'armistizio
l'equipaggio del Sella e i militari che in
quei giorni si trovavano a Venezia,
decidono di fuggire per raggiungere il
comando alleato a Brindisi. La nave parte
con una delle macchina in avaria. Verso le
17, a 12 miglia dalla costa veneziana, il
Capitano di Corvetta Corrado Cini avvista
una nave, é un mercantile. Giunto a 300
metri riesce a leggere il nome: PONTINIA.
Contemporaneamente però appare la
motosilurante tedesca che si era tenuta
nascosta dietro la sagoma del mercantile.
Partono due siluri. Il primo colpisce il
caccia sotto il ponte di comando; il
secondo, la sala macchine sotto il
fumaiolo. L'esplosione squarcia la nave in
due tronconi. La prua si inabissa quasi
subito, con il tagliamare rivolto al
cielo. L'ancora giace sotto lo scafo. IL
mare è ricoperto di rottami, nafta e corpi
senza vita. Il resto della nave prosegue
la sua corsa ancora per un centinaio di
metri e affonda subito dopo.
Il PONTINIA rallenta la sua andatura per
raccogliere i naufraghi ma dalla
motosilurante arriva l'ordine di
proseguire. A sua volta, il comandante
tedesco raccoglie a bordo solo alcuni
ufficiali e fa rotta per Venezia. Alla
fine i superstiti saranno solamente 93
mentre il numero dei morti non si saprà
mai. Le immagini della prua del relitto ci
distolgono dalla tragedia
dell'affondamento. Uova di calamaro,
spugne, stelle di mare hanno trovato qui
un habitat ideale. E' facilmente
riconoscibile una bitta. Il castello di
prua era destinato agli alloggi per i 120
uomini dell'equipaggio mentre gli
ufficiali ed il comandante avevano cabine
dislocate in altra parte dello scafo.
L'armamento era costituito oltre che da 4
tubi lanciasiluri, da 4 cannoni da 120
millimetri: due in un complesso binato sul
castello di prua e gli altri a poppa.
Completavano l'armamento 2 mitragliere
antiaeree da 20 millimetri. Nel Museo
Storico Navale di Venezia oltre al nome e
alla bandiera si può vedere il timone
della nave dono di un subacqueo che operò
il recupero. Subito dopo l'esplosione, la,
poppa, senza più governo procedette il suo
moto d'abbrivio per altri 150 metri, si
inclinò lentamente e scivolò sul fondo, a
25 metri di profondità in un ribollire di
schiuma con l'elica in aria che girava
ancora.
La base del complesso binato del cannone
di poppa è ancora oggi riconoscibile non
essendo stata intaccata dall'esplosione.
Le folate dei cannoni sono rivolte verso
il basso, quasi a voler significare un
muto segno di resa. I due tronconi di nave
conservavano ancora al loro interno il
carico di munizioni e siluri. Fu per
questo che motivo che nel 1975 la Marina
Militare decise di far brillare la nave al
fine di scongiurare possibili incidenti.
La nave oggi appare quindi ancora più
devastata di quello che fu all'epoca
dell'affondamento. Quello che ancora oggi
possiamo ammirare sul Quintino Sella, non
sono solo i resti del suo armamento, ma le
dimensioni e la bellezza della tre caldaie
a nafta che accoppiate non più a macchine
alternative a pistoni, ma alle nuove
turbine, sviluppavano una potenza di
35.000 cavalli e una velocità massima di
35 nodi, ancora oggi difficilmente
superabile dalle moderne navi militari.
Abbattuta, sul fondo troviamo anche la
mitragliera antiaerea da 20 millimetri. Il
mare Adriatico, al di là degli spettacoli
di flora e di fauna marina che sempre ci
ha dato, ha saputo questa volta offrici
emozioni profonde facendoci ricordare
momenti di storia ancora recente.
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(Ve), Italy