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Multe salate a chi pesca sulle Tegnùe
Venezia, domenica 13 ottobre 2002, S. Eduardo

   

A sinistra il «logo» delle Tegnùe ideato dal pittore De Ambrosi e la mappa delle aree protette Sopra: un branco di corvine Nelle foto piccole, in alto il sottosegretario Paolo Scarpa e il comandante della Capitaneria di Chioggia Antonio Campagnol; sotto il sub Piero Mescalchin; il presidente del Club Sommozzatori Fabio Marchetti: il sindaco di Chioggia Fortunato Guarnieri e il presidente Galan


Multe salate a chi pesca sulle Tegnùe
Entra in funzione l'area marina protetta, futuro paradiso dei sub
Un Comitato di gestione si occuperà di valorizzare la zona, che sarà segnalata da boe in superficie Le sanzioni previste vanno da 516 a 3098 euro

di Renzo Mazzaro

VENEZIA. Un rettangolo di 3,8 miglia per 1,6 e tre quadrati uguali di 0,7 miglia per lato. Queste sono le dimensioni delle Tegnùe di Chioggia, diventate area marina protetta con un decreto del 5 agosto 2002, firmato dal sottosegretario alla pesca Paolo Scarpa e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 20 agosto. Sette giorni dopo il comandante della Capitaneria di Chioggia Antonio Campagnol indicava in un'ordinanza (44/2002) le coordinate precise delle quattro aree, entrate a far parte a tutti gli effetti della carta nautica 38. E' stato il punto d'arrivo di uno sforzo congiunto di subacquei, appassionati di mare, istituzioni culturali, amministratori pubblici, categorie economiche. Un carrozzone che sembrava sempre prossimo al deragliamento.
Invece, quasi miracolosamente, a dispetto delle spinte diverse che tante volontà poco coordinate potevano imprimere all'iniziativa, con effetti disastrosi, le Tegnùe di Chioggia sono diventate «zona di tutela biologica». Questa è la dizione esatta. Il livello di protezione non è quello del parco marino o dell'area marina protetta, ma vi è sempre vietata ogni forma di pesca, sia professionale che sportiva, con sanzioni minime di 516 euro e massime di 3.098 euro. L'altra sera Antonio Campagnol era ospite all'Antonianum di Padova della «Rassegna internazionale nel Blu», appuntamento annuale arrivato alla settima edizione, organizzato da Fabio Marchetti del Club Sommozzatori ma ideato dal vero protagonista delle Tegnùe, Piero Mescalchin, un sub padovano che in Adriatico ha fatto migliaia di immersioni, censendo quasi tutte queste formazioni rocciose che si staccano dal fondo di pochi metri, quanto basta perchè le reti dei pescatori vi restino impigliate (da cui il nome di «tegnùa», rete trattenuta sul fondo). La cornice di tanti appassionati dei fondali è stata l'occasione per presentare con maggiori dettagli l'area di tutela delle Tegnùe, notizia che la cronaca di agosto aveva confinato in ambito locale. Si tratta invece di un primo passo verso un utilizzo completamente nuovo del mare Adriatico, in cui ci sia spazio per la salvaguardia e il rispetto ambientale ma soprattutto per un ripopolamento ittico vero, non fatto solo di parole. Erano gli stessi obiettivi su cui puntava ad intervenire la Regione, con l'ambizioso progetto di legge presentato l oscorso febbraio dal presidente Giancarlo Galan al salone nautico di Venezia e purtroppo rimasto da allora solo un annuncio. In quella occasione, Galan aveva manifestato l'intenzione di dichiarare «zona di tutela biologica» l'intero litorale del mare Adriatico, dal Delta del Po al Tagliamento, a partire da 300 metri dal bagnasciuga fino a 3 miglia al largo (includendo dunque le Tegnùe di Chioggia). Parallela alla costa, dal Po al Tagliamento, sulla linea delle 3 miglia, doveva sorgere secondo lui una barriera artificiale, larga 20 metri, alta al massimo 2 dal fondale, fatta da tripodi e materiali inerti, non segnalata, allo scopo dichiarato di rendere la vita dura ai pescherecci che fanno strascico. Un progetto rivoluzionario, che non ha cercato sinergie con altre iniziative ma soprattutto espropriava in un colpo solo il ministero dell'Ambiente, quello dell'Agricoltura, il Demanio e quant'altri organi statali hanno competenze sul mare aperto. Un colpo da «governatore» vero, cui purtroppo non ha fatto seguito altro.
Una proposta di legge molto meno strombazzata, ma realmente iscritta all'ufficio di presidenza del Consiglio regionale, è invece quella firmata da Elso Resler, consigliere dello Sdi, chioggiotto, intitolata «Norme per la disciplina del turismo subacqueo». Sulla scia di uno sviluppo delle immersioni indotto proprio dalle Tegnùe, Resler prevede l'istituzione di un Albo regionale delle guide subacque, degli istruttori e dei centri di immersione che operano nel Veneto.
Tecnicamente le Tegnùe dovrebbero essere ora gestite da un Comitato, cui il Comune di Chioggia delegherà il compito di valorizzare l'area. Mescalchin parla di barriere antistrascico da creare sul fondale, per delimitare i confini, oltre che di boe di segnalazione poste in superfice, utili anche per le immersioni. Il suo sito (www.Mescalchin.it) scoppia di idee e di foto.



 


 
   
 
 
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