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«No alla muraglia cinese di Galan»
Venezia, venerdì 1 marzo 2002, SS. Albino eEudossia
 





Il presidente Giancarlo Galan

«No alla muraglia cinese di Galan»
Tutela ambientale in Adriatico, sollevazione delle coop di pesca
L'idea di una scogliera subacquea, dal Delta del Po al Tagliamento, ha seminato il panico tra gli armatori Il sottosegretario Paolo Scarpa: «Ipotesi da concertare»

di Renzo Mazzaro

VENEZIA. Radio banchina l'ha subito ribattezzata «muraglia cinese». La scogliera subacquea che il presidente Galan vuol realizzare in Adriatico, affondando materiale inerte, dal Delta del Po al Tagliamento, turba i sonni dei pescatori professionisti. Da lunedì scorso, dopo l'annuncio, è tutto un incrociarsi di telefonate. Il settore nel Veneto conta circa 2400 addetti, tra armatori e marinai (circa 1200 in laguna, 500 vongolari e 600 a strascico). Ognuno di questi ha una famiglia alle spalle ed è socio di una cooperativa.
A loro volta le cooperative aderiscono a tre grosse centrali: Federcoopesca, Lega e Agci, in ordine decrescente di grandezza. «Noi abbiamo 47 cooperative e 900 soci, una sede a Marghera e due centri servizi a Chioggia e a Scardovari - dice Antonio Gottardo di Lega pesca -. Parliamo di 50-60 miliardi di fatturato annuo, con tutto un indotto. La proposta di Galan sembra partorita dalla solitudine del pensatore. Se vogliono aprire un confronto, le sedi ci sono già. Si vorrà accettare che la tutela del mare sia anche affare di chi ci lavora. O no?».
Il disegno di legge annunciato da Galan prevede la creazione di «aree marine protette» sopra le Tegnùe (in pratica parchi con divieto anche di transito) e di una barriera artificiale parallela al litorale, ad una distanza di circa 3 miglia, larga 20 metri e alta 1,5 dal fondale. Lo scopo è contrastare lo strascico entro le 3 miglia e favorire il ripopolamento. Qui verrebbe autorizzata solo la pesca sportiva. Giancarlo Galan, cannista accanito, pensa di avere dalla sua i circa 150.000 pescatori sportivi del Veneto. Spariamo la cifra con beneficio d'inventario perché la Regione, che pure incassa i versamenti delle licenze, lascia il censimento alle singole Province. Così a Padova le licenze attive sono circa 28.000 (ogni licenza dura 5 anni) ma quelle in regola con il versamento annuale solo 25.000; a Vicenza si stimano in 30.000; a Verona circa 23.000; a Rovigo 25.000; a Venezia circa 22.000; a Treviso 17-18.000; a Belluno poco meno di 10.000. Parliamo di licenze di pesca in acque interne. Per la pesca in mare non è richiesta licenza, dunque non esiste censimento. E non tutti i pescatori sportivi di acque interne vanno a pesca in mare. Ma un numero altrettanto elevato di appassionati di pesca in mare, disdegna le acque interne. Il saldo è dunque problematico. Unica cosa certa: l'hobby è molto diffuso. Ma si sbaglia il presidente Galan se pensa di avere alle spalle tutti i pescatori sportivi come un sol uomo. «Adesso ci mettiamo a fare la tutela ambientale solo dove fa comodo a lui» dicono ad esempio in un negozio di Padova, di cui pure il presidente è cliente.
Per il momento è solo una voce isolata. Tutt'altra musica tra i pescatori professionisti. «Il presidente Galan ha costituito un Tavolo Azzurro per la pesca - ricorda Gottardo -. Non si capisce perché non lo convoca: se questo non è un tema da Tavolo Azzurro, non so quale altro lo possa essere. Fare un'oasi protetta di fronte alle coste venete per il pescatore sportivo, facendo chiudere gli armatori delle barche che escono a vongole e quelli della piccola pesca costiera? Sono tutti abusivi e predatori del mare, secondo il presidente Galan? Se questa è l'immagine che lui ha, cominciamo a preoccuparci, perché lo Stato sta trasferendo risorse e funzioni alle Regioni proprio sulla pesca. Noi vogliamo che le proposte vengano portate nelle sedi adeguate e lì discusse con tutte le associazioni professionali, evitando di fare demagogia».
E che ne pensa Paolo Scarpa, sottosegretario veneto all'Agricoltura con delega alla pesca? «L'altra sera ho fatto le due di notte parlando con i vertici di Federpesca, Federcoopesca e Agci - risponde -. Abbiamo toccato mille problemi ma nessuno sapeva di questa iniziativa. Ho l'impressione che a livello nazionale non sia presa molto sul serio». E lei? «Mi pronuncerò quando avrò letto le carte. La motivazione di protezione ambientale è certamente condivisibile ed è anche coerente con gli obiettivi comunitari di ridurre lo sforzo di pesca, sottoscritto dall'Italia. Credo che la proposta debba essere valutata con molta attenzione, in piena collaborazione tra ministero e Regione ma anche in piena concertazione con il Tavolo Azzurro».




 
   
 
 
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