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Tegnue - discarica di rifiuti

ARCHIVIO la Nuova Venezia dal 2003

Tegnùe discarica di rifiuti Troppe reti impigliate
di Elisabetta B. Anzoletti wCHIOGGIA Tegnùe utilizzate come discarica. Torna a denunciare il problema dell’abbandono di rifiuti, in particolare reti da pesca, il presidente dell’associazione “Tegnùe onlus”, Piero Mescalchin. Purtroppo video e immagini dimostrano come sempre più spesso nell’oasi a tutela biologica clodiense vengano abbandonati reti e retini per la raccolta dei mitili. Il problema è noto da anni e malgrado le campagne di sensibilizzazione, gli appelli e la diffusione di materiale per far conoscere la bellezza e l’unicità delle Tegnùe nulla è cambiato. «Con i miei video», racconta Mescalchin, «ho cercato di mostrare le meraviglie che si nascondono in questi fondali cercando in tutti i modi di suscitare amore per questo mare, fiducioso che con la conoscenza sarebbe arrivato anche il rispetto. Capisco che è un periodo molto pesante per la marineria in generale, per la crisi e per il caro carburante. Le Tegnue però sono una riserva importante anche per la pesca perché sono zone di ripopolamento, un vero polmone per la fauna dell’Adriatico. Il pesce sulle Tegnue va a riprodursi, quindi il pescatore sa che proprio qui si gioca parte del futuro della sua attività». Si trattasse di reti impigliate sarebbe diverso. Qui invece si tratta di reti e resti di attrezzi da pesca abbandonati volutamente quasi le Tegnùe fossero una discarica in fondo al mare. La scorsa estate l’associazione ha iniziato una campagna di ricerca con un rilevamento sonar ad alta definizione scoprendo che le reti abbandonate sono moltissime e viste le scarse concrezioni rilevate in numerosi casi si tratta di abbandoni recenti. «Ricordo», racconta il presidente dell’associazione, «che durante un’uscita in mare per riparare uno dei percorsi subacquei creati sotto le boe di ormeggio, trovammo una rete abbandonata. Dopo qualche giorno nella seconda uscita per toglierla ne abbiamo trovate a sorpresa sopra altre tre. Ora se non bastassero le reti, la spiacevole novità è trovare centinaia di retini che ho scoperto si usano nella raccolta dei mitili». Nel 2008, nell’ambito della legge regionale 15 del 2007 per la tutela, la promozione e lo sviluppo della zona costiera del Veneto e per la creazione di zone di tutela biologica marina, la Regione ha stanziato al Comune un fondo di centomila euro per la gestione integrata dei rifiuti recuperati dall’attività di pesca e dalla nautica di diporto. «Mi chiedo che fine abbiano fatto quei contributi», puntualizza Mescalchin il cui rapporto con l'amministrazione comunale si è incrinato qualche anno fa.

 
   
 
 
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