Una targa in fondo al mare
Negli anni settanta pochi erano i subacquei e credo nessuno a Chioggia avesse il brevetto di sommozzatore, nella mia città invece il “Club Sommozzatori Padova” già brevettava sub, ma pochi frequentavano l’Adriatico e le Tegnue, La poca conoscenza del fondale e i mezzi di localizzazione scarsi e molto costosi, rendevano difficile la ricerca. Ecco la preziosa amicizia con i pescatori per la ricerca delle Tegnue in alto Adriatico; era ricambiata con l’opera di recupero delle loro reti che si incagliavano nel fondale. Grazie a loro venivo a conoscenza dei punti più alti del fondo, gli stessi che io ricercavo per la bellezza dei colori che a loro ostacolavano la pesca a strascico.
Disincagliare gli attrezzi era molto complesso e richiedeva l'opera di più subacquei. In una di queste occasioni, la mattina dell'11 marzo 1990, durante un recupero perdeva la vita un mio caro amico: Luigi Todesco. Era uno dei più esperti e bravi subacquei di allora ed era nota a tutti la sua generosità, quando si trattava di operare in mare in qualsiasi situazione. Aveva lavorato in Golfo Persico sulle piattaforme petrolifere, aveva partecipato alle prime campagne di ricerca sulle tegnue di Chioggia a fianco del prof. Stefanon sulla barca del C.N.R. di Venezia "Umberto D'Ancona".
Ricordo che per primo aveva contestato la pratica della pesca nel settore subacqueo, anche se a quel tempo eravamo in pochi ad immergerci e la zona era pescosissima. Con me condivideva l'amore per il mare e l'entusiasmo per l'attività subacquea, entrambi avevamo compreso il grande potenziale di vita delle Tegnue di Chioggia. Ricordo di lui una frase che ripeteva spesso: “Un lavoro non si può lasciare a metà”. Credo la sua determinazione e generosità gli sia costata la vita. Spesso ora, noi subacquei padovani siamo visti dai pescatori come “estranei e disturbatori”, adesso molti di loro hanno un brevetto di sommozzatori e non hanno più bisogno del nostro aiuto. Non voglio però che si dimentichi quando un tempo, oltre che collaborazione c’era amicizia e passavamo giornate intere in mare tutti insieme, condividendo il loro duro lavoro.
Ho proposto e voluto io, in qualità di presidente dell’associazione “Tegnue di Chioggia”, porre una targa sulla base di uno dei corpi morti, appena sommersi, dove con Luigi mi sono immerso più volte. Desidero ricordare a tutti, non solo il sacrificio di un subacqueo che con generosità ha messo a repentaglio la sua vita, ma anche un tempo in cui Padova e Chioggia insieme amavano questo mare. Così ancora oggi come in passato dobbiamo essere uniti per la sua salvaguardia.
Un particolare ringraziamento al Delta Sub Adria per avere messo a disposizione mezzi e soci.
Piero Mescalchin