CHIOGGIA. Reti, attrezzi da pesca,
ma anche bicchieri e piatti di plastica. Un “bottino” di rifiuti imponente
quello che ieri i volontari subacquei hanno raccolto nell’oasi a tutela
biologica delle Tegnùe nella tradizionale iniziativa di fine maggio “Fondali
puliti”.
Malgrado il tempo
incerto un corteo di imbarcazioni con decine e decine di sub ha preso il largo
da Punta Poli per andare a ripulire le Tegnùe, in particolare la parte centrale
dell’area maggiore che si trasforma periodicamente in una discarica. All’evento
hanno preso parte sub di tutto il Veneto e anche gli staff di Cnr e Ispra con
cui l’associazione Tegnùe onlus sta portando avanti due progetti europei,
“Defishgear” con l’Ispra e Ghost con il Cnr di Venezia, che si occupano del
problema delle reti da pesca abbandonate sui fondali del Nord Adriatico.
«Purtroppo abbiamo raccolto come sempre montagne di rifiuti», spiega Piero
Mescalchin, presidente dell’associazione Tegnùe, «non solo reti ma anche
oggetti di origine domestica come bicchieri e piatti di plastica, retini di
nylon abbandonate dagli allevatori di mitili, lenze e piccole reti».
Il tipo di pesca a
strascico praticato nella zona porta a raccogliere dal fondo ogni tipo di
rifiuto e la cosa più semplice per non ripescarlo di nuovo è rovesciarlo sopra
le Tegnùe, come avviene peraltro con le reti dismesse.
«Finché lo smaltimento
di questi rifiuti», spiega Mescalchin, «costituisce un onere per i pescatori,
vedremo la situazione peggiorare. Dovremmo invece dare un incentivo a chi porta
i rifiuti in discarica a terra e mettere a disposizione dei contenitori per la
raccolta. L’abitudine di usare le Tegnùe come discarica deve finire. Posso
capire lasciare le reti impigliate in azioni di pesca, ma ho constatato che la
maggior parte è scaricata sopra come residuo. Da dieci anni ci prodighiamo con
queste operazioni di pulizia straordinaria, ma la situazione purtroppo non
accenna a migliorare».
Elisabetta Boscolo
Anzoletti
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