CHIOGGIA. «Quando
sono arrivati i soldi, le Tegnue di Chioggia sono andate in rovina». È questo
in sintesi il pensiero emerso nel corso dell’assemblea annuale dei soci
dell’Associazione Le Tegnue, presieduta da Piero Mescalchin. «Fino a quando», spiega
proprio Mescalchin, «si trattava di gestire il sito in maniera totalmente
gratuita, tutto funzionava benissimo, poi, quando sono arrivati i fondi
regionali per il mantenimento e la valorizzazione di un patrimonio poi
diventato anche Sic (sito di interesse comunitario), la nostra associazione è
stata messa da parte, lasciando lo spazio solo a sciacalli e speculatori che
alla fine hanno fatto meno di niente. Basti pensare che quelli che ci hanno
sostituito sono letteralmente scomparsi».
In pratica Mescalchin continua a denunciare che
le Tegnue sono di fatto abbandonate, che non è addirittura possibile immergersi
per la mancanza delle boe di segnalazione, che più volte l’Amministrazione ha
invece affermato essere regolarmente in loco ma che invece i diver impegnati in
loco continuano ad insistere che non ci sono. «Purtroppo», conferma Silvia
Sartori, guida subacquea trevigiana, «mancano totalmente i punti di immersione
e quindi ci è impossibile soddisfare le richieste dei sub che vogliono visitare
le Tegnue. Dovrebbero esserci 11 boe in vari punti di immersione, invece in
mare non c’è alcuna segnalazione e quindi, non potendo garantire l’attracco in
un luogo dove c’è il divieto di ormeggio, dobbiamo rinunciare alle immersione e
adesso i sub, visto che sulle Tegnue non si può andare, cominciano a venir meno
le varie prenotazioni. Domenica avrei dovuto accompagnare un gruppo di sub
arrivati appositamente da Rimini e invece ci è toccato disdire tutto. È un
peccato perché, anche semplicemente con l’indotto che viene a crearsi, le
Tegnue potrebbero essere davvero una risorsa importante per il turismo di
Chioggia».
In effetti la mancanza di programmazione su un
sito unico per l’Alto Adriatico, che presto verrà inglobato nel Parco del Delta
del Po, rischia di far perdere un tesoro classificato come un vero e proprio
reef e che rischia, a causa della mancata gestione, di essere rovinato. «A
salvare le Tegnue», conclude Mescalchin, «possono essere solo i volontari che
non hanno alcuna finalità di lucro e vogliono tornare ad immergersi in questo
tratto di mare che abbiamo avuto il merito di far conoscere a tutto il mondo,
mentre Chioggia se ne frega».
Daniele Zennaro
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