CHIOGGIA. «Le
Tegnue sono secrezioni organiche rocciose proprie della zona di Chioggia. A
Caorle e a Malamocco si chiamano con un altro nome». Piero Mescalchin,
presidente dell’associazione di diving “Le Tegnue di Chioggia” rivendica il
nome dei sedimenti rocciosi al largo di Chioggia, ma al tempo stesso esprime
anche il rammarico di vedere poco considerato dall’amministrazione locale il
lavoro dei subacquei per tenere in ordine quello che viene a ragione definito
il reef dell’Alto Adriatico. «Più a nord, davanti a Lignano» spiega Mescalchin
«ci sono le trezze, sempre chiamate così, poi davanti a Caorle ci sono le
lastrure, sempre chiamate così e più a sud davanti a Chioggia ci sono le
tegnue. Non sono un geologo ma un subacqueo e posso dire che di aspetto sono
molto diverse le une dalle altre. Le trezze sono prevalentemente dei comignoli
che si dice siano stati creati da esalazioni di metano. Le trezze di Caorle
sono lastre di sabbia cementata, mentre le tegnùe sono un’antica zona deltizia.
Ora, a quanto pare, sono diventate tutte tegnue» .
La polemica sul diritto di usare il nome tegnùe
in realtà è piccola cosa al confronto del rammarico, espresso da Mescalchin
ieri sera, nel corso dell’assemblea annuale dei soci. In particolare il
presidente ha espresso il proprio rammarico per la poca collaborazione tra la
sua associazione e l’attuale amministrazione comunale.
«Vedo per le tegnùe di Chioggia un futuro sempre
più buio» ha detto Mescalchin «Ho saputo solo venerdì scorso a Porto Viro che
la Goletta Verde non viene più a Chioggia, per motivazioni che sono state
definite “politiche” , ma andrà a Porto Barricata e ad Albarella, visto che, a
quanto pare, le tegnue entreranno a far parte del Parco del Delta del Po e mi
rammarica il fatto di non essere stato avvisato di questo mancato accordo. Ho
voluto restituire il contributo di 2000 euro, che mi era stato concesso, visto
il disinteresse del Comune». —
DANIELE ZENNARO
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