CHIOGGIA:
Piombo sulle Tegnùe. A lanciare
un nuovo allarme è Piero Mescalchin, presidente dell’associazione Tegnùe onlus,
dopo l’immersione di domenica scorsa in cui l’acqua, particolarmente limpida,
ha restituito la visione sui fondali di fili di piombo usati per la pesca a
strascico. I fili, ricoperti di plastica, col tempo si deteriorano. Ciò che
rimane è lo scheletro in piombo che viene gettato da qualche pescatore incivile
nell’oasi a tutela biologica. Una presenza preoccupante per l’habitat
delicatissimo delle Tegnùe, ma di riflesso anche per il pesce e quindi per i
consumatori.
Finora i volontari dell’associazione avevano lanciato
allarmi per le reti abbandonate, per l’ancoraggio e la pesca abusivi in un’area
riconosciuta Ztb (Zona a tutela biologica), Sic (Sito di interesse comunitario)
e di recente anche Zsc (Zona speciale di conservazione), ma ora si aggiunge una
preoccupazione
«Ci preoccupiamo delle reti», spiega Mescalchin, «ma
c’è ben altro di cui preoccuparsi. Domenica mi sono immerso. L’acqua era
limpidissima e oltre alle meraviglie dei fondali, abbiamo scoperto una presenza
molto dannosa. Per appesantire le reti si usa del piombo ricoperto con una
guaina di plastica. Strisciando sul fondo, questi fili si usurano e si rompono
facilmente. Le strisce, oltre alla plastica, hanno all’interno il velenoso
piombo. Il posto migliore per lasciarle? Sulle Tegnùe di Chioggia, ovviamente.
Ce ne sono ovunque, in grande quantità. Quindi oltre alle microplastiche,
arriverà nelle nostre tavole anche il piombo. E come sempre quando c’è un
problema in mare, tutti zitti e girati dall’altra parte...». Il riferimento di
Mescalchin è al disinteresse che da tempo denuncia per la tutela e la gestione
delle Tegnùe, dopo gli anni d’oro dei finanziamenti regionali. Uno stato di
incuria che ha portato il presidente, alcune settimane fa, ad annunciare la
fine dell’impegno dei volontari per le opere di manutenzione delle boe
periodicamente danneggiate o rubate.
«Ci arrendiamo», aveva spiegato, «A inizio agosto
hanno falciato l’ormeggio “Boa di Chioggia”, uno dei più bei siti di immersione
delle Tegnùe, continuano i danneggiamenti ai percorsi subacquei causati da reti
e ancoraggi e a ogni uscita vediamo barche che pescano imperterrite. Non si può
chiedere a volontari di prestare l’opera per anni per vederla poi in breve
tempo vanificata e così non faremo più nulla. Le Tegnue sono considerate una
bella facciata per la città, ma non devono creare disturbo alla pesca e a altri
interessi. Vent’anni non sono serviti per portare rispetto a una delle più
preziose aree dell’Alto Adriatico. Ci dispiace moltissimo, ma non ci è stata
offerta alcuna alternativa a questa scelta».
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