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Pirati sulle Tegnue strappano una boa

08-05-05
 
Pag. 9, Regione
 
 
 
Pirati sulle Tegnùe strappano una boa
IL CASO Spostato corpo morto di ben 7 tonnellate
 

  VENEZIA. I due pescherecci con la «rete volante» sono passati sopra la boa di segnalazione delle Tegnùe, una delle 8 posizionate a delimitare l’area di tutela biologica di 20 chilometri quadrati circa, a 3-4 miglia dal litorale di Chioggia. Impossibile che non l’abbiano vista. La boa ha fatto resistenza, ovviamente: ha una catena (ma gli ultimi 10 metri sono di cavo) che la collega ad un corpo morto che giace sul fondale. Trattasi di blocco di cemento di 7 tonnellate. Dicesi 7 tonnellate. La catena ha resistito, il cavo pure, la rete anche. Risultato: i due pescherecci (se era una volante) o l’unico peschereccio (se era un rampone o altro sistema analogo) hanno (o ha) trascinato la boa e il corpo morto di 7 tonnellate per 150 metri. Arando il fondale, ovviamente.  Alla fine, questo capitano Nemo si è fermato. Ha staccato gli attrezzi e se n’è andato a far danni da qualche altra parte. La scoperta l’hanno fatta alcuni sub: sono arrivati per immergersi sulle Tegnùe ma una volta sul fondo, invece delle rocce, hanno trovato sabbia. Ohilà, come mai? Hanno spostato le Tegnùe? No, hanno spostato la boa. Ma quando uno è sul fondo, l’ultima cosa che gli viene in mente è che abbiano spostato il corpo morto. La scoperta si è fatta strada lentamente, man mano che le perlustrazilni non portavano a nulla.  Il bello è che si conoscono i responsabili. «L’hanno fatto di proposito - dice Piero Mescalchin, presidente dell’associazione Tegnùe - non c’è dubbio. Si sa chi sono perché chi va a pescare sulle Tegnùe porta al mercato pesce diverso. Enzo Fornaro, presidente della Coop-pesca, mi ha detto che è un peccato perché il 99 per cento dei pescatori rispettano l’area di tutela. Per colpa di un pirata, si discredita tutta la categoria».  Almeno ci hanno rimesso la rete? «Non è detto - risponde Mescalchin -. In un incidente analogo, capitato l’anno scorso, le hanno rimesse di sicuro: ne abbiamo trovato pezzi attorno al cavo. Ma questa volta no». L’atto di pirateria è avvenuto la settimana scorsa. I sub che si sono immersi riferiscono che il corpo morto giace rovesciato, sopra l’aggancio del cavo che quindi si sfrega sul cemento, logorandosi. Un danno da ripristinare in fretta, se non si vuole perdere anche la boa. «Una boa di ormeggio messa in opera costa dai 3000 ai 4000 euro - dice Mescalchin -. A questo si deve aggiungere una giornata di lavoro del pontone». La boa danneggiata è la numero 3 (vedi cartina) affidata proprio al Club sommozzatori di Chioggia, che si occupa anche della manutenzione. Le altre sono affidate al Club Sommozzatori di Padova, Club San Marco di Venezia, Aquaclub Nautilus di Cittadella, Sub 2000 di Padova, Sub Team di Mestre e Delta Sub di Adria.  «In totale sono coinvolti più di 2000 subacquei, che curano i percorsi e la manutenzione - conclude Piero Mescalchin -. Ormai è un parco marino vero e proprio, con 8 punti di immersione. Per completarlo basterebbe soltanto che la Capitaneria si decidesse a firmare quel divieto di ancoraggio che stiamo inutilmente chiedendo da due anni a questa parte. Ma forse bisogna aspettare che il comandante Paolo Meneghetti se ne vada. Lo farà a fine mese». Come si dice: ponti d’oro. O pontoni, che è più intonato. (Renzo Mazzaro)

 
   
 
 
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