Guida alle Tegnue - Associazione "Tegnue di Chioggia" - onlus

Sito Ufficiale dell'Associazione
"Tegnue di Chioggia" - ONLUS
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Guida alle Tegnue

Fruizione Turistica
Guida alle Tegnue di Chioggia nuova edizione aprile 2015
Guida alle Tegnùe di Chioggia - nuova edizione settembre 2013
Le Tegnùe di Chioggia - I “reef” dell’Adriatico

La storia
Fin dal XVIII secolo era già nota la presenza di rocce sommerse al largo delle coste nord Adriatiche italiane, come testimoniano gli scritti dell'abate Giuseppe Olivi (1792). I pescatori locali le hanno sempre chiamate "Tegnùe" per la loro capacità di trattenere e rompere le reti. Anche se temuti per i danni che possono arrecare, questi fondali sono sempre stati apprezzati per la loro elevata pescosità. "Tegnùe" ve ne sono un po' in tutto l'Adriatico settentrionale, a profondità variabili dai 15 ai 40 metri. Hanno dimensioni che vanno dai piccoli massi isolati fino a formazioni estese per centinaia di metri. Le Tegnùe sono rocce organogene carbonatiche, cioè costruite dagli organismi marini, generalmente sovrimposte a substrati duri precedentemente formatisi per il consolidamento di sabbie. Si tratta in pratica di veri e propri "reef" naturali, svilluppatesi negli ultimi 3-4.000 anni, e che differiscono da quelli tropicali perché i principali organismi costruttori qui non sono i coralli, ma bensì le alghe rosse calcaree, chiamate "Corallinacee".

Nasce l’Associazione "Tegnue di Chioggia"
L'Associazione "Tegnùe di Chioggia" - onlus, nasce dall'incontro di persone animate dalla passione per il mare, consapevoli della necessità di unire le forze per studiare, valorizzare e proteggere l'ambiente straordinario e ancora poco conosciuto delle Tegnùe, particolarmente estese al largo di Chioggia. Grazie al progetto, predisposto dal sub padovano Piero Mescalchin, corredato da materiale scientifico, fotografico e filmico, il 14 settembre del 2000 il Consiglio Comunale di Chioggia approva l'istituzione di un'area protetta delle Tegnùe, e ne presenta richiesta al Governo. Il 5 agosto del 2002 con Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, l'Area delle Tegnùe di Chioggia viene quindi dichiarata "Zona di Tutela Biologica", introducendo così il divieto di qualsiasi attività di pesca.
L'istituzione di una zona di divieto di pesca però non può, da sola, garantire una corretta difesa e gestione di questo patrimonio naturalistico; occorre una risposta concreta e attiva a questo problema, attraverso il coinvolgimento della città di Chioggia e della sua gente. Il 4 dicembre del 2002 viene quindi costituita l'Associazione "Tegnùe di Chioggia", che riunisce nel suo comitato tecnico i rappresentanti del mondo della ricerca, delle associazioni dei pescatori, degli operatori turistici e dei circoli subacquei della zona.
Il primo atto dell'Associazione fu quello di presentare alla Regione Veneto, con la collaborazione di tutti i componenti del direttivo e del Comitato Tecnico Scientifico, un progetto triennale per la conoscenza, valorizzazione e gestione della zona di tutela biologica. La completezza e l'alta professionalità dimostrata ottengono subito dalla Regione Veneto il sostegno economico necessario. Il progetto, avviato nel luglio 2003, prevede aspetti divulgativi ed educativi, la predisposizione di ormeggi, percorsi subacquei e la sperimentazione di una gestione che consenta una fruizione turistica eco-compatibile e sostenibile. Gli aspetti scientifici, comprendenti la caratterizzazione dei fondali e il monitoraggio dello stato dei popolamenti per valutare l'efficacia degli interventi di gestione, sono sviluppati da diversi Istituti di ricerca, nel pieno della loro autonomia.
L'Associazione fornisce ove possibile il proprio supporto di mezzi e persone e, attraverso il finanziamento della Regione, sostiene con borse di studio la formazione di giovani laureati.
L'Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare (ISPRA), con la sua nave oceanografica, si è occupato dei rilievi geomorfologici, con Side Scan Sonar, su tutta l'area realizzando una preziosa mappa sia degli affioramenti rocciosi sia delle tracce della pesca a strascico. Attualmente si occupa del sistema informativo territoriale e delle problematiche legate alla pesca. Il Centro di Ricerche Ambientali dell'Università di Bologna ha realizzato dei siti di studio con campionamenti fotografici non distruttivi per valutare la distribuzione a larga scala della fauna epibentonica, mentre la Stazione Idrobiologica dell'Università di Padova si è occupata dell'analisi qualitativa e quantitativa della fauna ittica. L’istituto di Geoscienze e Georisorse (IGG) del CNR di Padova ha sottoposto dei campioni di roccia organogena prelevati dalle Tegnùe di Chioggia a indagini petrografiche, mineralogiche e chimiche. L'Istituto per le Scienze del Mare (ISMAR) del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Venezia contribuisce ad inserire le informazioni scientifiche raccolte nella zona di Chioggia, nel contesto più ampio dell'Adriatico settentrionale. L'Associazione sta facendo molto anche sul piano dell'educazione e della divulgazione ambientale. Oltre alla realizzazione di materiale informativo e del Sito Internet www.tegnue.it, ha realizzato un progetto educativo completo per le scuole. Nel kit che la Regione Veneto ha distribuito a tutte le quarte classi delle scuole elementari vi sono: un filmato in DVD che introduce alla scoperta del "Regno marino delle Tegnùe", una favola ed un libro di giochi.
Per quanto riguarda la fruizione turistica, sono state varate 11 boe all'interno della zona di tutela. Le boe, non solo testimoniano l'esistenza della riserva, ma sono anche il primo passo per una fruizione turistica compatibile con il rispetto dell'ambiente. Ormeggiando alle stesse, invece di ancorare, si evitano danni alle delicate rocce carbonatiche e agli organismi che vi crescono sopra. Le mappe e i percorsi guidati, predisposti dai diversi club, conducono i subacquei nei punti di maggiore interesse aumentando anche la sicurezza dell'immersione.
Nella Zona di Tutela Biologica le Capitanerie di Porto di Chioggia e Venezia, sulla base del decreto istitutivo, hanno emesso un’ordinanza che vieta qualunque forma di pesca, sia professionale che sportiva, la raccolta degli organismi del fondo, l’ancoraggio e l’immersione al di fuori delle boe predisposte. Questi provvedimenti sono finalizzati a preservare sia le specie d'interesse commerciale sia l'ambiente che le ospita. La creazione di una zona di riproduzione e ripopolamento col tempo potrà alimentare le aree circostanti.
La maggiore conoscenza di questi luoghi potrebbe però portare ad un aumento della pressione antropica data da subacquei e pescatori di frodo, con conseguente sovrasfruttamento e degrado ambientale. Per questo è necessario un regolamento d'accesso che, grazie alla collaborazione delle Forze dell'Ordine e delle Autorità locali, controlli l'ancoraggio indiscriminato, il numero di subacquei e imbarcazioni per ciascun ormeggio, la pesca di frodo e la discarica di rifiuti. A contrastare queste azioni, contribuisce anche l'opera di sensibilizzazione promossa dall'Associazione nei confronti di turisti, pescatori e Autorità locali.
I punti di immersione
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Camere iperbariche

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Notizie utili

La bassa profondità, l’apporto di acqua dolce dei fiumi e l’irradiamento solare estivo, portano alla stratificazione della colonna d’acqua con conseguente termoclino a volte molto evidente.
La temperatura dell’acqua sul fondo è piuttosto fredda anche nel periodo estivo; quindi si consiglia una muta di 5 mm. Nel periodo invernale la temperatura può scendere anche sotto i 10°C .
La trasparenza dell’acqua dipende da molti fattori e può variare da zona a zona anche durante l’arco della giornata. Tra le cause principali che possono intorbidire l’acqua vi sono le condizioni meteorologiche, in modo particolare il mare da scirocco che, data la poca profondità tende a solevare i sedimenti fangosi del fondo. La stagione migliore, sia per la ricchezza di fauna e flora sia per la trasparenza dell’acqua, è il periodo invernale e primaverile.



Consigli per le immersioni

Effettuata la discesa lungo la cima dell’ormeggio, una volta arrivati sul fondo ci si trova sul blocco del corpo morto dal quale partono la o le cime che portano direttamente ai percorsi . La differente tipologia di cime usate consente di distinguere facilmente quest’ultimi dal resto consentendo quindi l’identificazione del percorso di ritorno. I singoli percorsi sono provvisti di frecce segnaletiche indicanti direzione e lunghezza della distanza che separa dalla via del ritorno.



Attenzione!! Non è garantita l’integrità dei percorsi per i possibili danni causati da ancore.

Associazione "Tegnue di Chioggia" - onlus
Codice Fiscale da utilizzare per 5 X 1000: 91014530272
c/o Hotel Le Tegnue, Lungomare Adriatico, 48 - 30015 Chioggia (Ve)
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